Fin da piccolina quando la osservavo pensavo che l’avrei dovuto chiamare Serena. Anche ora che è più grandicella il suo aspetto ha conservato la serenità che aveva quando era solo un cucciolo.
Questa sensazione in parte è dovuta alla corporatura robusta, segno inequivocabile di tranquillità e caratteristica dei bambini che tra il girare intorno ad un tavolo apparecchiato e il sedersi di fronte, preferiscono la seconda possibilità.
Soprattutto il suo viso esprime questo stato di grazia interiore, che la distingue dai suoi spiritati fratelli. Il viso naturalmente paffuto è illuminato da piccoli occhi dal taglio orientale, due laghetti verdi che splendono nel carnato chiaro dove ogni tanto fiorisce un nuovo minuscolo neo. Altra pennellata di colore le labbra, piene e decise, stonate nel viso di una bimba se non fossero ammorbidite da una dentatura a zig zag, ancora infantile.
Il naso e le orecchie per non disturbare con le loro sporgenze si lasciano a malapena intravedere.
Questo quadretto angelico non poteva che essere racchiuso in una cascata di riccioli biondi. E sono proprio i capelli ad accrescere questa sensazione di pace che si prova vedendola e a rilevare il suo carattere.
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