Il primo amore
Anna seduta di fronte al letto di Marco nella cameretta della clinica, si stava domandando come era finita in quella situazione. Non era più una ragazzina, non mancavano troppi anni ai 60 ed ancora si stava chiedendo cosa fare della sua vita.
Chiuse gli occhi dondolandosi nella sdraio che ormai da troppe notti era il suo letto al capezzale del marito e i ricordi, come ogni volta che allentava i freni dell’autocontrollo, cominciarono ad affiorare, ora lame pronte a scarnire le ferite, ora balsamo che allevia la solitudine.
Si ritrovò in Abruzzo, ancora un’estate da passare al paese dei nonni.
Quell’estate del 1968 regalò ad Anna i primi brividi di un amore che nasce, una mano che indugia un attimo di troppo, occhi che si cercano e fuggono, risatine imbarazzate di chi sperimenta per la prima volta lo sconvolgimento dei sensi. Lei e Mauro erano coetanei: 15 anni , tanta spavalderia e niente esperienza. Chi fece il primo passo? Non lo ricordava più, ricordavo solo la dolcezza delle fughe nei campi per rubare qualche bacio, i bigliettini lasciati scivolare nelle tasche, la promessa di non lasciarsi mai.
Invece durò molto poco, non ci volle molto alla mamma di Anna per scoprire quello che stava succedendo fra i due ragazzini. Un pomeriggio tornò a casa accaldata e felice dopo un pomeriggio passato sul fiume Mastresco . Le valige erano già pronte, fece appena in tempo a salutare suo cugino e a mormorargli all’orecchio “ Dì a Mauro che non lo dimentico” ed era già in viaggio per Roma.
In quegli anni tornò più volte al paese ma non rivide mai Mauro, a parte una volta quando lui era in compagnia della fidanzata.
Suo figlio aveva già 9 anni quando incontrò di nuovo Mauro ed erano ormai passati 20 anni da quell’estate. Il figlio del pecoraro che sua mamma aveva bandito dalla sua adolescenza ora viaggiava in una costosissima auto sportiva inadeguata per le vie del paese . Anna alzò gli occhi al rombo della potente autovettura e si vide sfrecciare accanto il ragazzo mai dimenticato. L’auto si fermò poco avanti ed Anna non potè impedirsi di correre nella sua direzione. Quanti anni erano che non parlavano? Le tremavano le gambe ma lo seguì mentre entrava in casa di suo cugino.
La riconobbe subito anche lui, salutandola le disse ironico: “ Ma che bella signora che sei diventata, e chi hai sposato, un avvocato? E dove l’hai lasciato?” “le vacanze si fanno separati no?” rispose a tono. Perché diventava acida quando era emozionata? Aveva pensato tante le volte al ragazzino dagli occhi verdi nei momenti bui della sua vita, i sogni e i pochi ricordi erano l’ancora a cui si aggrappava durante i deliri di suo marito Marco. La conversazione continuò in toni più rilassati, il bambino giocava tranquillo, ma ancora una volta sua madre stroncò ogni fantasia. Si era appena affacciata sulla porta e acida come sempre, senza salutare nessuno l’apostrofò :” Cosa aspetti? Dobbiamo ripartire per Roma, io sono pronta!” Anna salutò tutti e si incamminò dietro sua madre.
Il viaggio di ritorno verso Roma lo fece con un occhio alla strada e uno allo specchietto retrovisore, ogni auto sportiva che passava era un colpo al cuore. E come un sesto senso le diceva, finalemnte una porche bianca le rombò accanto, rallentò un attimo prima di sgassare rabbiosamente e sparire sull’asfalto.
Anna entrò in uno stato confusionale, non sapeva più quali erano le priorità della sua vita. Marco e il bambino? O doveva cercare Mauro e vivere finalmente questa storia? Ogni tanto il suo telefono squillava senza che nessuno parlasse. Era forse Mauro? Doveva richiamare il numero sconosciuto?
Si angosciò per mesi, persa tra passato e futuro quando il destino richiamò ancora una volta Anna ai suoi “doveri”.
Era passato solo un mese dalla morte di suo suocero quando Fabrizio, il bellissimo fratello di Marco perse la vita in un incidente. Tutta la famiglia fu devastata dalla tragedia. Il fragilissimo Marco divenne il capro espiatorio della propria madre che distrutta dal dolore, trovava sollievo solo nell’infierire sul figlio colpevole di essere sopravissuto al fratello perfetto. Anna divenne la spugna che assorbiva il dolore di tutta al famiglia sorreggendo ora Marco, ora sua suocera.
Non c’era posto per Mauro, ancora una volta gli altri avevano deciso al suo posto.
Nessun commento:
Posta un commento