Racconti dietro l'angolo

Piccole storie per raccontare

sabato 27 ottobre 2007

AIYANNAR

Mi guarda con un’espressione indecifrabile, gli occhi semichiusi e il naso arricciato. Non so se crede incutermi rispetto con una smorfia del genere, oppure se vuole essere beffardo o che altro. E’ vestito come John Travolta nel film La febbre del sabato sera, ma dubito che lui lo abbia mai visto : sicuramente non era ancora nato quando il film usciva nelle sale. Troppo giovane, troppo sicuro di sé per essere veramente sicuro, troppo manichino in quell’abito bianco e camicia azzurra dal colletto esageratamente lungo.

Piazza le mani dentro le tasche dei pantaloni, il bacino spostato in avanti e un piede che batte nervosamente a terra.

- Mi chiamano Tamillo – dice. – Non è un soprannome che mi hanno per un difetto di pronuncia che avevo da bambino: Camillo dicevo a due anni e Camillo dico ora a chi mi chiede il nome. Tamillo viene da Tamil, o qualcosa del genere, una roba sanguinaria delle parti dell’India, o giù di lì…

-

Una roba sanguinaria….. ma guarda che scemo che mi doveva capitare. Mi stavo chiedendo come era possibile che un antropologo come Severi potesse avere generato un figlio tanto idiota. Probabilmente era la classica dimostrazione di come l’ambiente conti più dei geni. Infatti il nostro Tamillo mentre i suo genitori perlustravano l’India, o meglio il Tamil Nadu, se l’era cresciuto la nonna materna. E con lei era rimasto perchè poi erano morti per una malattia infettiva contratta proprio in India.

Avevo fatto in modo di farmelo presentare e le cose stavano andando proprio come volevo. All’inizio ho temuto di essermi messa in un impresa impossibile, in fondo è giovane il ragazzo, poteva ignorare la quarantenne tutta carrozzata in vena di avventura.

- Andiamo da qualche parte? - Propongo invitante. Prima risolvo questa faccenda e meglio è.

- Conosco una discoteca qua vicino, fanno una musica che è uno sballo. Sai ballare il figurato?

Il figurato? Questo è proprio scemo. Ma dovevo trovarlo io l’unico ventenne che sa ballare il liscio? – Proprio il figurato no, ma con il liscio me la cavo. Dai andiamo, ci buttiamo nel tango…. . Intanto mi struscio maliziosa al mandrillo..pardon al Tamillo

Come sono spiritosa, certo ci vuole coraggio a farsi vedere in giro con un tipo così, ma se le cose vanno come dico io…..

Erano anni che stavo facendo delle ricerche sulle civiltà dravidiche e mi ero imbattuta in alcuni documenti del padre di Tamillo. Aveva fatto uno studio su Aiyannar, una delle poche divinità maschili di quella civiltà ed ero rimasta affascinata. Secondo l’antica tradizione, Aiyannar inglobava sia le funzioni di difesa tipiche degli dei maschi che quelle di fertilità delle dee femmine. Era la massima espressione di energia creativa, infatti si narrava che nascesse dalla naturale evoluzione dello sperma che i contadini deponevano ritualmente sul bordo delle pozze di acqua, per rendere fertile la terra.

Eravamo intanto arrivati al parcheggio della discoteca, mi sistemai le autoreggenti che si erano allentate sulle caviglie. Il ragazzo sgranò gli occhi e mi prese sottobraccio per niente imbarazzato che potevo sembrare sua madre. A onor del vero non sono tanto male, nessuno direbbe che sono una che passa la sua giornata a spulciare libri polverosi.

Il locale era piuttosto affollato, diverse coppie accaldate e sudaticce saltellavano un due tre nella pista. Il valzer per fortuna era nel mio repertorio, grazie mamma per avermelo insegnato.

Prendo la mano del mio giovane accompagnatore e ci buttiamo nelle danze. Lui mi alita in un orecchio , il bacino proteso in avanti, per farmi sentire che è eccitato.

Dopo due valzer, un tango e un passo double avevo il collo completamente sbavato e i piedi che mi martellavano nelle scarpe con il tacco a spillo.

Risposi un Siiiiii rauco e accondiscende quando Tamillo mi chiese se volevo andare in un posto

più tranquillo. Risalimmo in auto, chiesi dove stavamo andando. In cuor mio pregavo che abitasse da solo, se mi portava in albergo il piano andava a farsi friggere.

La mia preghiera fu ascoltata dal Dio Aiyannar e dopo un po’ parcheggiò in una strada di periferia. Senza staccarsi dalla mia vita mi fece strada per le scale. Aprì la porta e mi prese in braccio nel varcare la soglia. Mi depositò in un letto da scapolo senza togliermi le mani e gli occhi di dosso. I miei occhi invece perlustrarono la stanza e finalmente lo vidi. Sopra una cassapanca, appoggiato ad un centrino all’uncinetto eccolo lì il mio Dio. Circondato dalle sue due mogli, la spada sguainata, i baffoni, l’elefante e il leone a guardia. Aiyannar era uno dei simboli del culto del fallo dello shivaismo. Emisi un gridolino di piacere e strinsi l’altro fallo

molto meno simbolico. Siii sei mio!!! Tamillo fece tutto molto velocemente e si addormentò subito dopo l’ultimo gemito.

Mi alzai silenziosamente, presi la statuina. “grazie caro, è stato indimenticabile” scrissi in un bigliettino prima di andarmene.

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