Racconti dietro l'angolo

Piccole storie per raccontare

sabato 27 ottobre 2007

Solitudine

La signora era rimasta in disparte mentre l’uomo aveva acquistato i biglietti d’ingresso per il museo civico.

Era un piccolo museo, non c’erano opere così importanti da giustificare la gita di qualche scolaresca, tantomeno la ressa dei turisti.

Entrarono insieme nella prima saletta deserta, senza sfiorarsi, senza rivolgersi parola.

Lui era piuttosto alto e vestito in maniera sportiva, tradiva la sua età per via dei capelli completamente bianchi. I pantaloni di taglio giovanile, i capelli schiariti dalle meches bionde facevano apparire la donna molto più giovane, ma erano coetanei.

Si fermarono, sfiorandosi quasi inavvertitamente le spalle, davanti ad un quadro e solo dopo essersi accertati che nella sala non c’era nessuno, si guardarono.

- Finalmente ti rivedo! – sorrise l’uomo prendendole le mani – ma perché hai voluto che ci incontrassimo qui?

- Ho cercato di spiegartelo al telefono, la città è piccola, conosco tanta gente. Ho pensato che fosse improbabile che incontrassi gente conosciuta al museo. Sicuramente è meno compromettente.

La donna era imbarazzata e non riusciva a tenere fermo lo sguardo in quello del suo compagno. Non era una ragazzina ma era emozionata come se lo fosse. Del resto era il suo primo appuntamento, il suo primo appuntamento clandestino. E quella storia così surreale.

Mesi prima aveva ricevuto una telefonata, un vecchio compagno di scuola che grazie ad un diario e ad un numero di telefono vecchio di 30 anni, era riuscito a ritrovarla. Era cominciata così, con la curiosità di risentire un vecchio amico. Una telefonata a cui erano seguite altre, fino a diventare un appuntamento quotidiano. Fino a farle battere il cuore quando era ormai convita che il suo cuore non volesse più nessuna emozione.

- Come è andato il viaggio? Hai avuto problemi in casa?

- No no tutto tranquillo. Sono preoccupato per te, se ci fossimo incontrati in un’altra città sarebbe stato meno rischioso per te.

- Non sono mai andata da nessuna parte da sola, non posso cominciare a farlo a 50 anni. Vedrai andrà tutto bene, poi Sandro cosa facciamo di male?

- Che bello questo quadro. Anche te portavi i capelli lunghi. Ma non eri così triste. Eri una farfallina svolazzante. Ed io ero così timido che non ho mai avuto il coraggio di dirti quanto mi piacevi.

Le mani che finora si erano solo sfiorate, ora erano allacciate con la forza di quella dichiarazione tardiva.

- eri proprio uno stupido! L’unico ragazzo che mi interessava nemmeno mi guardava. Allora si che civettavo con gli altri. Poi ti sei trasferito e ….. Sandro?sei sempre convinto?

Sandro si voltò per abbracciarla e lei finalmente riuscì ad alzare lo sguardo e continuò – non assomiglio più alla ragazza del quadro.

- Hai ragione, non gli somigli, poi quella è una ragazza e te sei una donna. Sandro si avvicinò al cartellino per leggere il titolo dell’opera. “ solitudine” . Poi te non sei più sola.

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